I primi anni della sua vita, a Baltimora. Nel 1927, con la madre si trasferisce a New York. Siamo in pieno proibizionismo, il denaro manca, la malavita impera. Ci si avvicina alla Grande Depressione, i ricchi impoveriscono e i poveri sono sempre più disperati. Billie, che appartiene alla seconda categoria sociale arriverà a prostituirsi per racimolare un po’ di denaro che permetta a lei e la madre di sopravvivere. La sua voce e il suo talento l’aiutano, per fortuna. Nei locali e nei club, dove si vende alcool clandestinamente, si fa spettacolo. Billie si presenta, cercano ballerine. Lei non sa ballare, ma sa cantare. E non solo sa cantare, è anche tanto brava. L’assunzione è immediata. Le compagne di lavoro, la battezzano “Lady”, “Signora”, perché rifiuta di prendere mance dai clienti lasciandosi mettere le banconote tra le cosce, come invece lasciano fare le colleghe.
Eleanor Fagan Gough (vero nome di Billie Holiday) nasce il 7 aprile 1915, frutto di una notte d’amore fra Clarence Holiday, suonatore di benjo appena sedicenne e Sadie Fagan, ballerina di fila di soli tredici anni. Clarence non sposerà Sadie e non si occuperà della sua bambina. E lei, Billie, una volta divenuta grande e famosa, forse per questo rifiuterà di cantare a suo fianco.
I primi anni della sua vita, a Baltimora. Nel 1927, con la madre si trasferisce a New York. Siamo in pieno proibizionismo, il denaro manca, la malavita impera. Ci si avvicina alla Grande Depressione, i ricchi impoveriscono e i poveri sono sempre più disperati. Billie, che appartiene alla seconda categoria sociale arriverà a prostituirsi per racimolare un po’ di denaro che permetta a lei e la madre di sopravvivere. La sua voce e il suo talento l’aiutano, per fortuna. Nei locali e nei club, dove si vende alcool clandestinamente, si fa spettacolo. Billie si presenta, cercano ballerine. Lei non sa ballare, ma sa cantare. E non solo sa cantare, è anche tanto brava. L’assunzione è immediata. Le compagne di lavoro, la battezzano “Lady”, “Signora”, perché rifiuta di prendere mance dai clienti lasciandosi mettere le banconote tra le cosce, come invece lasciano fare le colleghe.
0 Commenti
Un’infinità di biciclette corrono ogni giorno sulle strade del mondo. Certo, si fa presto a dire “bicicletta”. Ma non sono tutte uguali. Eh no! Ci sono quelle da uomo, da donna, da bambino. Biciclette da turismo e city bike. Ci sono le biciclette monoposto e i tandem. Quelle reclinate e quelle pieghevoli. Ci sono le biciclette da corsa su strada e da pista, mountain bike e BMX per le acrobazie. Per non dire delle biciclette a pedalata assistita, con batterie ricaricabili o in versione fotovoltaica e a idrogeno. Gli accessori? Un’immensità: parafanghi, paracatena, luci a dinamo o elettriche, ciclocomputer, portapacchi, borse, cesti di varie fogge, il sound system per non farsi mancare la musica, trombe e campanelli, selle in grado di soddisfare ogni esigenza, manubri, lucchetti, seggiolini, cavalletti. Insomma, ognuno può trovare la bicicletta che meglio s'addice alle proprie necessità. Però, da dove arriva? Chi è il papà della nostra variopinta e super-tecnologica bicicletta? Émile Zola nasce a Parigi il 2 aprile del 1840 ma si trasferisce presto a Aix-en-provence, dove il padre, Francesco, un ingegnere italiano, lavora alla costruzione del canale. Il padre muore quando Emile ha solo sette anni ed inizia un periodo di grande miseria. Grazie ad una borsa di studio, compie i suoi studi in un collegio, dove incontra e diventa amico di Paul Cézanne. Nel 1858, a diciotto anni, raggiunge la madre a Parigi e tenta di farsi riconoscere inutilmente un indennizzo dalla società presso la quale lavorava il padre. Viene respinto per due volte all'esame di maturità e questo fallimento lo induce ad abbandonare gli studi. Per circa tre anni non riesce a trovare neanche un impiego, vivendo nella miseria più nera. Questi però sono anche gli anni in cui comincia a scrivere poesie e racconti con protagonista la sua amata ed idealizzata Provenza. Edmond Eugène Alexis Rostand (Marsiglia, 1º aprile 1868 – Parigi, 2 dicembre 1918) è stato un poeta e drammaturgo francese, celebre soprattutto per aver scritto l'opera teatrale Cyrano de Bergerac. Nato in una famiglia agiata di Marsiglia, suo padre, Eugene Rostand, era un intellettuale dedito a diversi interessi, dal giornalismo alla traduzione di testi latini, poeta e filantropo, nonché membro della Academie des Sciences morales et politiques[1]. Suo zio, Alexis Rostand, era direttore di un importante istituto finanziario e musicista. Edmond Rostand fece i suoi studi nella sua città natale, a cui seguirono quelli di diritto a Parigi presso il Collège Stanislas dove strinse una durevole amicizia con il futuro critico letterario René Doumic, sempre a Parigi si iscrisse all'ordine degli avvocati, senza tuttavia esercitare. Nel 1888 scrisse un pezzo teatrale, Le gant rouge (Il guanto rosso), nel 1890 un volume di poesie, Les musardises (Gli ozi). Nel 1890 entra ufficialmente nel mondo della cultura con un saggio pubblicato presso l' Académie de Marseille dal titolo Essai sur le Roman sentimental et le Roman naturaliste. L'8 aprile 1890 sposa la poetessa Rosemonde Gérard. Avranno un due figli, Maurice nel 1891 e Jean nel 1894. Egli l'abbandonerà per il suo ultimo amore, Mary Marquet, nel 1915. |
Quei due?
Basta farci l'abitudine. Siti da non perdere
Archivi
Febbraio 2018
Categorie
Tutto
|