Quando, nel 1927, inizia gli studi, rivela immediatamente la sua passione per la letteratura e la storia.
Nel 1935, la famiglia si trasferisce a Caltanisetta, Leonardo si iscrive all’Istituto Magistrale IX Maggio. Suo insegnante è lo scrittore Vitalino Brancati, che diverrà, con Manzoni e Pirandello, punto di riferimento stilistico e teorico in ambito letterario. Scopre l’insegnamento degli illuministi. Legge Voltaire, Hugo, Casanova, Courier, Diderot. Va molto al cinema e a teatro. Entra in contatto con gli ambienti antifascisti. Amplia la sua conoscenza letteraria con Hemingway, Faulkner, Ungaretti, Montale, con i poeti simbolisti francesi, con filosofi come Spinoza.
Nel 1936 scoppia la guerra in Spagna. Sciascia dedicherà “L’antimonio”, uno dei suoi più bei racconti, ai disoccupati siciliani mandati a morire per Franco da Mussolini.
Nel 1941 Sciascia si diploma maestro elementare; sempre nello stesso anno s’impiega presso il consorzio agrario di Racalmuto, come addetto all’ammasso del grano. “Parrocchie di Regalpetra” renderà testimonianza della povertà che questo impiego gli farà conoscere.
Nel 1944 sposa la collega maestra Maria Andronico. Nasceranno due figlie, Laura e Anna Maria. Inizia a pubblicare poesie e articoli su alcuni giornali della provincia.
Nel 1948, il fratello Giuseppe, muore suicida a soli venticinque anni.
Nel 1949 Sciascia comincia a insegnare nelle scuole elementari di Racalmuto. Senza una particolare passione per l’insegnamento, farà il maestro fino al 1957. Sempre nel ’49 è tra i fondatori della rivista bimestrale di cultura “Galleria” che dirigerà dal 1950 fino alla morte. Ad essa collaboreranno nomi prestigiosi, fra i quali Pasolini, Moravia, Praz, Cecchi, Falqui, Longhi, Ragghianti, Brandi, Argan, Zeri.
Nel 1950, Sciascia dà alle stampe le “Favole della dittatura”. Due anni dopo pubblica la sua unica raccolta di versi, “La Sicilia, il suo cuore” e l’antologia “Il fiore della poesia romanesca”, con la prefazione di Pasolini.
Del 1953 esce il saggio “Pirandello e il pirandellismo”. Collabora con la «Gazzetta di Parma», «L’Ora», «Letteratura», «Nuova Corrente». Seguiranno «Tempo presente» e «Officina».
Nel 1955 la rivista «Nuovi argomenti» pubblica le sue “Cronache scolastiche.
Nel 1956 pubblica con l’editore Laterza “Parrocchie di Regalpetra”, che vince il premio Crotone.
L’anno seguente Sciascia ottiene il premio Libera Stampa di Lugano, con i racconti “La zia d’America” e “II quarantotto”, sotto il titolo “Due storie italiane”. inizia ad allontanarsi gradualmente dalla scuola.
Nel 1958, per la collana Einaudi dei “Gettoni”, diretta da Elio Vittorini, escono i tre racconti della prima edizione de “Gli zii di Sicilia”: “La zia d’America”, “II quarantotto”, “La morte di Stalin”, cui si aggiungerà, nella riedizione del ’60, “L’antimonio”.
Del 1961 è il saggio “Pirandello e la Sicilia”, e fortunato romanzo “giallo” “II giorno della civetta”. Nel 1963, per Einaudi, esce il romanzo storico “II Consiglio d'Egitto”, ispirato a reali accadimenti nella città di Palermo di fine Settecento.
Nel 1964, presso Laterza, esce “Morte dell’inquisitore”, inchiesta storica costruita su documenti d’archivio relativi alla figura del religioso racalmutese Diego La Matina, condannato dall’Inquisizione spagnola come eretico.
Sempre del ’64, Sciascia si avvicina al teatro con “I mafiosi”, riscrittura in italiano della commedia dialettale di Giuseppe Rizzotto e Gaspare Mosca “I mafiusi di la Vicaria” (1863).
Nel 1965, Sciascia, scrive il testo teatrale “L’onorevole”, che non ottiene successo sulla scena. Pubblica “Feste religiose in Sicilia”, saggio polemico sulla religiosità dei siciliani.
Nel 1966, esce un nuovo poliziesco: “A ciascuno il suo”, storia di mafia.
L’anno seguente, si trasferisca a Palermo. Qui si circonda di scrittori e artisti, il cui incontro sfocerà in interessanti esperienze culturali, prima fra tutte la casa editrice Sellerio, per la quale dirigerà, nei fatti ma mai nominalmente, le collane «La civiltà perfezionata» e «La memoria». Pubblica l’antologia “Narratori di Sicilia”, traduce il dialogo La veglia a Benicarlò di Manuel Azaña.
Nel 1969, pubblica la raccolta di saggi “La corda pazza”, dedicata a scrittori e artisti siciliani, da Verga a Brancati, da Greco a Caruso. Scrive “Recitazione della controversia liparitana dedicata a A.D.”. inizia la collaborazione con il «Corriere della sera». Successivamente si aggiungerà «La Stampa».
Nel 1971 viene pubblicato il romano “Il contesto”, da cui Rosi ne trarrà il film «Cadaveri eccellenti»; segue l’inchiesta storico-letteraria “Atti relativi alla morte di Raymond Roussel”.
Nel 1973 vede le stampe, la silloge di racconti “Il mare colore del vino” e, l’anno successivo, l’inquietante romanzo “Todo modo” che verrà adattoato per il cinema dal regista Elio Petri.
Nel 1975, anche se molto critico e polemico con i critici di fede comunista, Scascia accetta la candidatura come indipendente nelle liste del PCI. Eletto, si dimetterà nel 1977, deluso dalla vita poitica. Esce il libro inchiesta “La scomparsa di Majorana”, dedicato alla fine misteriosa del fisico catanese. Il libro, sarà causa di un’aspra polemica col fisico Edoardo Amaldi.
Nel 1976 Sciascia pubblica l’indagine d’archivio “I pugnalatori”, dedicato a una congiura palermitana del 1862.
Nel 1977 esce il romanzo “Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia”, abile ‘riscrittura’ del capolavoro di Voltaire.
Il 1978 è segnato dal tragico rapimento di Aldo Moro. Nasce così il pamphlet “L’affaire Moro”. L’anno successivo, Sciascia, pubblica tre libri: “Nero su nero”, “La Sicilia come metafora”, “Dalle parti degli infedeli”.
Presentatosi nelle liste del Partito Radicale, Sciascia viene eletto al Parlamento europeo e alla Camera dei Deputati, mandato che durerà fino al giugno del 1983.
Escono in quegli anni una serie di volumi di genere diverso: “Il teatro della memoria” (1981), sulla misteriosa vicenda dello smemorato di Collegno; “La sentenza memorabile” (1982), sul caso di Martin Guerre; “Cruciverba” (1983), raccolta di saggi e divagazioni; “Stendhal e la Sicilia”, “Occhio di capra”, (1984); “Cronachette”, che vince il premio Bagutta, “Per un ritratto dello scrittore da giovane”,(1985); “La strega e il capitano” (1986).
Nel 1987 viene pubblica “Porte aperte”, romanzo contro la pena di morte, ispirato dalla vicenda del magistrato racalmutese Salvatore Petrone che, in pieno regime fascista, rifiutò d’infliggere la massima condanna ad un reo confesso.
L’anno seguente, per la casa editrice Pungitopo, esce la raccolta di articoli “Ore di Spagna”, con le fotografie di Ferdinando Scianna e una nota di Natale Tedesco.
Nel 1988, già malato, lo scrittore scrive il suo testamento laico, il romanzo “Il cavaliere e la morte”.
Nel 1989, Sciascia pubblica l’”Alfabeto pirandelliano”, dedicato al grande scrittore. Alla fine di quell’anno risalgono inoltre il racconto poliziesco “Una storia semplice”, la raccolta di saggi “Fatti diversi di storia letteraria e civile”, “A futura memoria (se la memoria ha un futuro”), che raccoglie i suoi interventi anni ’80 d’impegno civile.
Leonardo Sciascia si spegne il 20 novembre del 1989. Sulla sua lapide è l’epigrafe di Villiers de l’Isle-Adam, dettata dallo stesso Sciascia: «Ce ne ricorderemo, di questo pianeta».
P.B.