Il 20 luglio 1889, a Parigi, il congresso costitutivo della Seconda Internazionale, decide che:
«Una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi».
La scelta cade sul primo Maggio dell'anno successivo, appunto per il valore simbolico che quella giornata aveva assunto.
In Italia, come negli altri Paesi, il grande successo del 1° Maggio, concepita come manifestazione straordinaria e unica, induce le organizzazioni operaie e socialiste a rinnovare l'evento anche per 1891. Nella capitale la manifestazione si svolge in piazza Santa Croce in Gerusalemme, nei pressi di S. Giovanni. La tensione è alta, ci sono tumulti che provocano diversi morti e feriti. Centinaia gli arresti tra i manifestanti. Nel resto d'Italia e del mondo la replica del 1° Maggio ha uno svolgimento più tranquillo.
Il 1° maggio 1891 conferma la straordinaria presa di quell'appuntamento e spinge la Seconda Internazionale a rendere permanente quella che, da lì in avanti, dovrà essere la "festa dei lavoratori di tutti i paesi". In Italia, durante il fascismo, la festa del lavoro viene fatta coincidere con il 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma. così snaturata, la festa del 1° maggio assume una connotazione "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione al regime. Il 1° Maggio torna a celebrarsi nel 1945, sei giorno dopo la liberazione dell'Italia.
Due anni dopo, il 1° maggio diventa una pagina sanguinosa della storia italiana. A Portella della Ginestra circa 2000 persone del movimento contadino sono radunate per assistere al comizio che si svolge nella piazza. Uomini del bandito Giuliano fanno fuoco tra la folla provocando undici morti e più di cinquanta feriti. La CGIL proclama uno sciopero generale e punta il dito contro la “volontà dei latifondisti siciliani di soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori”.
Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.
Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini e il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1° maggio.
Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1° maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti:
«Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa».