(Pupella Maggio, Poca luce in tanto spazio)
Pupella Maggio, nome d'arte di Giustina Maggio nasce a Napoli il 24 aprile 1910.
Figlia d'arte, inizia l sua vita teatrale proprio a fianco dei genitori e dei fratelli. Fra questi ricordiamo Enzo, il primogenito, Beniamino, Dante e Icadio, e le sorelle Rosalia e Margherita.
Il padre è uno dei più grandi capocomici e fine dicitore della storia del teatro partenopeo: Domenico Maggio detto Mimì. La madre Antonietta Gravante, erede della famosa famiglia Gravante gestori del rinomato circo equestre "Carro di Tespi".
Non ha ancora due anni quando, con la compagnia teatrale paterna ricopre il ruolo della bambola di pezza in “La Pupa Movibile” di Eduardo Scarpetta. Da questo momento Giustina sarà per tutti Pupella.
Lascia la scuola ai primi anni delle elementari, va in scena negli spettacoli diretti dal padre, periodo per lui di notevole successo con la sceneggiata napoletana. Segue la compagnia in tutte le tournée e fa esperienza in ambito teatrale anche lontano dalla famiglia.
Negli anni Quaranta, la morte della madre prima e successivamente quella del padre la portano alla decisione di abbandonare le scene.
Si trasferisce a Roma e inizia una nuova esperienza come modista, poi a Terni come operaia in un’acciaieria. Qui, si occupa di curare le regie teatrali degli spettacoli del Dopolavoro.
Non si ferma Pupella. Parte. È a Napoli, poi a Troncone, a Roma, Milano, dove raggiunge la sorella Rosalia e lavora in una compagnia di rivista al Teatro Nuovo, accanto a Remigio Paone, Carlo Croccolo, Dolores Palumbo ed altri ancora. La sua insofferenza migratoria la riporta a Napoli dove incontrerà il suo maestro: Eduardo De Filippo.
Entra nella Scarpettiana nel 1954, la compagnia diretta da Eduardo De Filippo, che mette in scena i testi del padre Eduardo Scarpetta. Dopo la morte di Titina De Filippo, Pupella inizia a farsi conoscere e ricevere il successo che merita. L’occasione giunge con il ruolo - prima di Titina De Filippo - di “Filumena Marturano”, e ancora dopo la Concetta di “Natale in casa Cupiello” e altri testi ancora.
Il 1959 la vede consacrata a prima donna quando ricopre il ruolo di “Rosa in Sabato, domenica e lunedì”, personaggio scritto apposta per lei dal grande Eduardo e che le farà vincere tre grandi premi: la Maschera d'oro, il premio San Genesio e il premio Nettuno.
A seguito della prima di una lunga serie di incomprensioni, nel 1960 Pupella si allontana da Eduardo per lasciarsi dirigere da Luchino Visconti nel testo de “L'Arialda” di Giovanni Testori. Nello stesso anno inizia la sua vera e significativa esperienza cinematografica: tra i tanti registi ricordiamo Mario Amendola, Camillo Mastrocinque, Mauro Morassi in un primo luogo, per poi passare al grande Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, Nanni Loy e l'americano John Huston nel film La Bibbia.
Ottiene il Nastro d'Argento come migliore attrice non protagonista nel 1969 per il ruolo de la prima paziente ne “Il medico della mutua” di Luigi Zampa, accanto al giovane Alberto Sordi.
Nel frattempo si susseguono spettacoli sotto la direzione di Eduardo, che si alternano a quelli diretti da grandi registi come il napoletano Giuseppe Patroni Griffi in testi come “Napoli notte e giorno”, ispirato ai testi di Raffaele Viviani, in “Persone naturali e strafottenti” e nel testo scritto apposta per lei In memoria di una signora amica.
Il 1973 è l'anno del famoso film “Amarcord” di Federico Fellini, vincitore del Premio Oscar come miglior film straniero. Fellini le assegna il toccante ruolo della madre del protagonista, doppiata però da Ave Ninchi.
Nel 1976 divorzia da Luigi Dell'Isola, che aveva sposato nel 1962.
Dal 1979 inizia un lungo periodo di partecipazione alle messinscena dirette da Tonino Calenda. È Pelagia Vlassova in “La Madre” di Brecht, un personaggio che grazie all'interpretazione del tutto personale dell'attrice diviene madre napoletana e insieme universale.
Nel 1981 è accanto all'amico di sempre Pietro De Vico nello spettacolo “Farsa”, tratto dai testi di Antonio Petito, nel 1983 si riunisce la parte superstite della famiglia Maggio: Pupella, Rosalia e Beniamino vanno in scena diretti sempre da Calenda col testo ...’Na sera ...’e Maggio. La rappresentazione ottiene il Premio della Critica teatrale come migliore spettacolo dell'anno. Purtroppo, il fratello Beniamino viene colto da ictus nei camerini del teatro Biondo di Palermo e muore.
Il 1º aprile del 1987 un incidente stradale la costringe a fermarsi per qualche tempo. Si trasferisce a Todi, collabora in ambito cinematografico, è la madre (da vecchia) del protagonista nel film da Oscar “Nuovo cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore del 1989.
Nel 1997 pubblica il suo primo e unico romanzo, l'autobiografico “Poca luce in tanto spazio”.
L'8 dicembre 1999 muore all'ospedale Sandro Pertini di Roma, per emorragia cerebrale.
Qualche mese prima, durante un afoso mese d’agosto, aveva partecipato al film “Fate come noi” del giovane regista Francesco Apolloni, che rimane la sua ultima apparizione. Riposa al Cimitero di Prima Porta a Roma.