All’età di cinque anni perde il padre e viene mandato a studiare con lo zia, che lo considera allievo poco dotato e indisciplinato. Studia in seguito con Carlo Angeloni e, all'età di quattordici anni, è in grado di contribuire all'economia familiare grazie al posto di organista di chiesa e di maestro del coro nel Duomo di Lucca.
Nel 1880, Giacomo lascia la famiglia per perfezionare i suoi studi musicali al conservatorio di Milano (grazie a una borsa di studio richiesta dalla madre e offerta dalla regina Margherita). Frequenta le lezioni con Amilcare Ponchielli e Antonio Bazzini. Sono, per lui, tempi molto difficili, condivide quindi la stanza con l'amico Mascagni.
È assiduo frequentatore di teatri e tramite la mediazione di Catalani entra in contatto con Arrigo Boito, Franco Faccio, Marco Praga e gli ambienti della scapigliatura. Tra le composizioni di questi anni spiccano un Preludio Sinfonico e un Capriccio Sinfonico scritto come saggio di diploma. Il successo del "Capriccio" favorisce l'incontro con il poeta e giornalista Ferdinando Fontana, all'epoca librettista. Dalla loro collaborazione prendono vita due opere: “Le Villi” (1883) ed “Edgar” (1889).
Con "Le Villi" Puccini e Fontana partecipano a un concorso di composizione promosso dalla casa editrice Sonzogno. Non vincono ma, grazie a Giulio Ricordi che è in competizione con Sonzogno, il 31 maggio 1884 , “Le Villi” va in scena al Teatro Dal Verme di Milano con il titolo originale “Le Willis” (che in seguito con le varie modifiche apportate divenne "Le Willi" su suggerimento della casa editrice Ricordi). È un successo, tanto che Ricordi commissiona a Puccini e a Fontana, una nuova opera per il Teatro della Scala. “Edgar”, vede la luce, dopo un lavoro durato quattro anni, nel 1889. Non ottiene grande successo, e non entrerà mai a far parte del grande repertorio nonostante le numerose variazioni.
Nel 1891, mentre Giacomo lavorava al suo "Manon Lescaut", si trasferisce, con la sua compagna Elvira, a Torre del Lago. Ed è qui, nel luogo che lui tanto ama che compone le sue opere più apprezzate. "Manon Lescaut" (1893) che lo consacra definitivamente come operista, e quello che, tra i suoi lavori, avrà più successo. La “Manon Lescaut” viene rappresentata per la prima volta al Regio di Torino il 1° febbraio 1893. il libretto, nato dalla collaborazione di più librettisti, tra i quali Ruggero Leoncavallo, e la coppia Luigi Illica e Giuseppe Giacosa che, con la consulenza di Ricordi, affiancheranno Puccini nella realizzazione di altre tre opere: "La Bohème" (1896), che non otterrà così consenso come "Tosca" (1900), e "Madama Butterfly" , rappresentata a Milano il 17 febbraio 1904, che sarà un vero fiasco. Giacomo si rende conto che l’opera ha bisogno di modifiche. Due mesi dopo la nuova versione di “Madama Butterfly”, va in scena al Teatro Grande di Brescia e si rivela immediatamente un grande successo.
Nello stesso anno Puccini sposa Elvira, con la quale convive già dal 1886 e che gli ha dato un figlio nel 1896.
L’inizio del nuovo secolo, segna duramente la vita di Puccini.
Nel 1903 rimane gravemente ferito in uno dei primi incidenti automobilistici in Italia. Nel 1906 muore il suo prezioso collaboratore, il librettista Giuseppe Giacosa, nel 1912 scompare anche Giulio Ricordi, l'editore che aveva creduto nelle sue qualità e per anni lo aveva sostenuto.
Nel 1909 scoppia uno scandalo: la moglie Elvira accusa Puccini di avere una relazione intima con la loro domestica. Elvira denuncia pubblicamente la povera ragazza che, per il dolore, si suicida. Il caso, portato davanti alla corte, vede decretata l'innocenza della ragazza e Giacomo è costretto a pagare i danni causati dalle accuse della moglie. Quest'esposizione pubblica della sua vita privata turba Puccini nel profondo e lo getta in uno stato d'agitazione. Ne consegue un lungo periodo di inattività prima della sua opera successiva, basata su un dramma di David Belasco, dal quale Guelfo Civini e Carlo Zangarini traggono il libretto per “La Fanciulla del West” che viene rappresentata per la prima volta al Metropolitan Opera di New York nel 1910.
A causa di alcune divergenze d'opinione con Tito Ricordi, figlio di Giulio, nel 1912 Puccini accetta una commissione da parte dei direttori del Karltheater di Vienna per la composizione di un'operetta: nasce così “La Rondine”, accolta calorosamente anche se non appartiene alle opere migliori. Durante la composizione de “La Rondine”, Puccini inizia a lavorare al cosiddetto Trittico: “Il tabarro”, su libretto di Giuseppe Adami, “Suor Angelica” e “Gianni Schicchi”, sui libretti di Giovacchino Forzano.
Puccini, più interessato alla qualità che alla quantità, segue sempre personalmente la allestimento delle sue opere: si occupa della scelta di cantanti, direttori d’orchestra, delle sedi per le rappresentazioni. Si accerta che tutto sia realizzato con attenzione e scrupolosità. La sua presenza alle prove e alle rappresentazioni suscitano molto interesse da parte del pubblico.
Nel 1920 inizia a lavorare a “Turandot”, ispirata alla favola teatrale di Carlo Gozzi. Nell'autunno del 1924, quando mancava soltanto il finale dell'ultimo atto per completare l'opera, l’aggravarsi della malattia, un tumore alla gola, lo costringe a sospendere il suo lavoro per sottoporsi a un'operazione. Viene curato in una clinica a Bruxelles e inizialmente la terapia seguita sembra dare buoni risultati, ma il suo cuore non regge. Giacomo Puccini cessa di vivere il 24 novembre 1924.
“Turandot” verrà completata da Franco Alfano, seguendo gli appunti che lo stesso Puccini aveva portato con sé durante il suo ultimo viaggio.
La prima, postuma, di “Turandot” va in scena al Teatro alla Scala di Milano il 25 aprile 1926, sotto la direzione del Maestro Arturo Toscanini, che interromperà la rappresentazione proprio nel punto in cui il compositore sospese il suo lavoro.
P.B.