Il giovane Camus rimane con la madre e la nonna; la severità di quest'ultima rivestirà un ruolo molto importante nell'educazione di Albert.
Camus spicca negli studi; il professore Jean Grenier, con il quale instaura un'importante amicizia, lo spinge verso l'ottenimento di una borsa di studio per la prestigiosa università di Algeri.
La tubercolosi colpisce Albert Camus giovanissimo: la malattia purtroppo gli impedisce di frequentare i corsi e di continuare a giocare a calcio come portiere, attività sportiva nella quale eccelleva. Finirà gli studi da privatista laureandosi in Filosofia nel 1936.
Nel 1934 aderisce al movimento comunista: la sua è più una presa di posizione in risposta alla guerra civile spagnola (1936-1939, che termierà con la dittatura di Francisco Franco) piuttosto che un reale interesse alle teorie marxiste; questo atteggiamento favorevole ma distaccato nei confronti delle ideologie comuniste, porterà Camus sovente al centro di discussioni con i colleghi; spesso oggetto di critiche, prenderà le distanze dalle azioni del partito, per lui poco utili al raggiungimento dell'obiettivo dell'unità degli uomini e dei popoli.
Sposa Simone Hie nel 1934 ma il matrimonio finisce presto a causa della dipendenza della donna dagli psicofarmaci. Sei anni più tardi la vita sentimentale di Camus riprende con Francine Fauré.
L'attività professionale lo vede spesso impegnato all'interno di redazioni di giornale: uno dei primi impieghi è per un quotidiano locale algerino tuttavia finisce presto a causa di un suo articolo contro il governo, che cercherà poi in tutti i modi di evitare una nuova occupazione di giornalista per Camus in Algeria.
Camus si vede costretto a emigrare in Francia dove collabora per "Paris-Soir" insieme al collega Pascal Pia: questi sono gli anni dell'occupazione nazista e Camus, dapprima come osservatore, poi come attivista, cerca di contrastare la presenza tedesca che ritiene atroce.
Negli anni della resistenza si avvicina alla cellula partigiana "Combat" per il cui omonimo giornale curerà diversi articoli. Terminato il conflitto, il suo impegno civile rimane costante: Camus non si piega di fronte a nessuna ideologia, criticando tutto ciò che sembra allontanare l'uomo dalla sua dignità. Lascia il posto all'UNESCO a causa dell'entrata nell'ONU della Spagna franchista. Sarà inoltre tra i pochi a criticare apertamente i metodi brutali del Soviet in occasione della repressione di uno sciopero nella città di Berlino est.
Dopo "Il mito di Sisifo" (1942), che costituisce una forte presa di coscienza sull'analisi delle assurdità umane, pubblica nel 1952 il saggio "L'uomo in rivolta", che lo porterà in polemica con la rivista "Les temps modernes" e alla rottura dei rapporti con Jean-Paul Sartre, con il quale aveva intrapreso numerose collaborazioni, sin dal secondo dopoguerra.
(fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1425&biografia=Albert+Camus)