Alunno svogliato, frequenta la scuola elementare dei Barnabiti e poi la «Cesare Balbo», aiutato e seguito da un'insegnante privata.
Gli studi liceali sono ancora meno brillanti: iscritto nel 1895 al Ginnasio “Cavour”, è bocciato al secondo anno, quindi viene mandato in un collegio di Chivasso. Nel 1898 torna a studiare a Torino. Due anni dopo, nel 1900, una polmonite è causa della morte di suo padre.
Cambia altre due scuole e, nel 1903, consegue finalmente la licenza lieceale. Nello stesso anno, sulla rivista torinese “Il cenerdì della Contessa” compaiono i suoi primi versi, che risentono dello stile dannunziano anche nel titolo: “La vergine declinante”, “L’esortazione”, “Vas voluptatis”, “Suprema quies e Laus Matris”, e il racconto La passeggiata. Si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Torino (ma non giungerà mai alla laurea). Seppur di salute cagionevole, pratica o segue alcuni sport, come il pattinaggio sul ghiaccio, il ciclismo, il pugilato, il nuoto.
Nel 1904 incontra Carlo Vallini, che diviene il suo più caro amico e confidente. Con lui, che è anche poeta, frequenta le lezioni di Arturo Graf e la sede della Società di Cultura, partecipando attivamente alla vita culturale torinese.
Fra il 1904 e il 1907, compone le poesie de “La via del rifugio” e alcune delle cosidette “Poesie sparse”. La raccolta viene pubblicata dall’editore Streglio di Torino nel 1907. Il successo dell’opera è buono, tanto che lo stesso anno viene ristampata.
Contemporaneamente all’uscita de “La via del rifugio”, viene colpito, ad Agliè, da un violento attacco di tubercolosi. I medici lo esortano a partire verso una località montana, e precisamente a Davos, in Svizzera. Guido, invece, sceglie il mare, a San Giuliano d’Albaro, presso Genova. È qui, che ha inizio la relazione epistolare con la giovane, ma già nota poetessa Amalia Guglielminetti, di cui diviene presto amante. La relazione, che durerà fino alla primavera del 1908, si trasforma infine in una viva amicizia intellettuale.
La malattia lo costringe a dividere la sua vita tra il mare e la montagna. Compone i “Colloqui” e inizia il poemetto, che rimarrà incompiuto, sulle farfalle.
Nel 1911 escono “I Colloqui”, edito da Treves, Milano. Guido intensifica la collaborazione a giornali: “La Gazzetta del popolo”, “La Stampa”, “Il Momento” e a riviste: “La Rassegna latina”, “La Donna”, “L’Illustrazione italiana”.
Il 16 febbraio 1912 si imbarca, a Genova, per l’India, in compagnia di un amico. Va a Colombo, nell’isola di Ceylon, e a Bombay. I versi scritti durante il viaggio, saranno distrutti proprio per volere di Guido, che li giudica “osceni”. Fra tutti si salveranno solamente “Ketty” e “Natale dul Picco d’Adamo”. Le “Lettere dall’India” escono su “La Stampa”. Alla morte di Gozzano verranno poi raccolte e pubblicate in un volume dal titolo “Verso la cuna del mondo. Lettere dall’India (1912-1913)”.
Nel 1914 lavora alle “Epistole entomologiche” che in parte vengono pubblicate. In novembre comincia un scambio epistolare con le sorelle Silvia e Alina Zanardini di Trieste, organizzatrici a Torino di applauditissime serate di musica e di poesia. Per la serata inaugurale del 18 novembre il poeta invia loro la poesia “Prologo”, appositamente composta per l'occasione.
Nel 1915 per Silvia Zanardini scrive in febbraio il poemetto “Carolina di Savoia”. Nel marzo scrive il componimento poetico “Ah difettivi sillogismi”.
Nel 1916 si dedica alla sceneggiatura di una pellicola sulla vita di San Francesco. Il 29 maggio, in procinto di partire per la riviera, trasmette a Silvia Zanardini il testo dell'ultima poesia, il poemetto drammatico “La culla vuota”.
Il 16 luglio è ricoverato all'ospedale di Genova in seguito ad una violenta emottisi.
Muore il 9 Agosto, mercoledì, al crepuscolo.
Solo i famigliari, e i pochissimi amici non trattenuti al fronte, sono a dargli l'estremo saluto, due giorni dopo, nel cimitero di Agliè.
P.B.
(voce recitante: Patrizia Bossoni)