(Fonte: ItalicaRai)
Nato a Le Roncole di Busseto, in provincia di Parma, il 10 ottobre 1813 da una famiglia umile, Giuseppe Verdi apprese le prime nozioni sulla musica dall'organista della chiesa locale. Trasferitosi a Milano, non fu ammesso al Conservatorio perché aveva superato i limiti di età e si formò alla scuola di Vincenzo Lavigna, maestro del Teatro della Scala. A contatto con l'ambiente culturale milanese, Verdi scelse la strada del teatro in musica e presentò la sua prima opera "Oberto, conte di San Bonifacio" al pubblico scaligero nel 1839, con un discreto successo. Nel 1840 seguì l'opera buffa "Un giorno di regno" che si rivelò un fiasco, ma, su insistenza dell'impresario Bartolomeo Merelli che aveva già firmato due contratti con il compositore, Verdi scrisse il "Nabucco", su libretto di Temistocle Solera, con cui trionfò alla Scala nel 1842. Il talento verdiano fu confermato dalla successiva opera "I lombardi alla prima crociata", rappresentata nel 1843 ed animata dalla stessa tensione alla potenza dello spettacolo, grandioso e a toni forti. Una novità giunse con "Ernani", l'opera presentata a La Fenice di Venezia l'anno successivo, in cui il compositore introdusse motivi dedicati all'approfondimento psicologico dei personaggi, dal carattere appassionato, che ben si adattava al clima dello slancio patriottico destinato a culminare nei moti del 1848. L' attività prolifica di Verdi, che poi definì quel primo periodo di creazione, che lo impose sulle scene delle principali città italiane e ne costruì la fama internazionale, come "anni di galera", produsse "I due Foscari", rappresentati a Roma nel 1844; "Alzira", inaugurata al San Carlo di Napoli nel 1845; "Giovanna d'Arco", presentata alla Scala lo stesso anno; "Attila", proposta a Venezia nel 1846; "Macbeth", la prima opera del compositore su modello shakespeariano, rappresentata al teatro La Pergola di Firenze nel 1847.Il prestigio del musicista fu consolidato dalla situazione politica che ne fece il portavoce del fervore patriottico: la vetta più alta di quello spirito si concretizza ne "La battaglia di Legnano", eseguita a Roma nel 1849 in pieno clima repubblicano. Seguì "Luisa Miller", rappresentata a Napoli l'anno successivo e "Stiffelio", presentato a Trieste nel 1850.La capacità di Verdi di padroneggiare le possibilità del melodramma, di raccontare con la musica gli snodi della vicenda e le sfumature dei personaggi, si sviluppò nella "trilogia popolare" dei capolavori: "Rigoletto", rappresentato a Venezia nel 1851, su libretto di Francesco Maria Piave, tra le massime opere verdiane per equilibrio della composizione; "Il trovatore", in scena a Roma nel 1853, su libretto di Salvadore Cammarano, in cui il gesto musicale esalta l'azione drammatica; "La traviata", presentata lo stesso anno a Venezia, ancora su libretto di Piave, incentrata sull'individualità dell'eroina e scandita dall'intensità del ritmo.All'apice della fama, Verdi guarda al modello francese del grand opéra parigino, d'ampio respiro, caratterizzato da sfarzosi allestimenti ed azioni complicate: nascono così i "Vespri Siciliani" (Les Vêpres siciliennes), rappresentati all' Opéra di Parigi nel 1855, su libretto di Eugène Scribe, che propongono il tema, centrale nella produzione successiva del compositore, del potere in conflitto con le passioni private dei personaggi, e, in questo caso, con le aspirazioni di un popolo intero. La tematica politica torna in "Simon Boccanegra", presentato a Venezia nel 1857, su libretto di Francesco Maria Piave, mentre con "Un ballo in maschera", in scena a Roma nel 1859, su libretto di Antonio Somma, la dimensione del conflitto è interiore per ciascuno dei personaggi. La sperimentazione di moduli compositivi continua con "La forza del destino" (rappresentata nel 1862 a San Pietroburgo, su libretto di Piave), che ripropone l'opposizione tra dolore individuale ed indifferenza collettiva.Eletto deputato del primo Parlamento italiano, Verdi compose, su richiesta di Cavour, l'Inno delle nazioni per l'inaugurazione dell'Esposizione universale di Londra del 1862 con lo stesso spirito patriottico che, sei anni dopo, in occasione della morte di Rossini nel 1868, lo portò a scrivere la "Messa da Requiem" quale omaggio dei maestri italiani al defunto, sviluppata poi, nel 1873, alla morte di Alessandro Manzoni, nel "Requiem" composto in onore del poeta.Intanto, il "Don Carlos", in scena a Parigi nel 1867, su libretto di Joseph Méry e Camille Du Locle, aveva segnato una crescente attenzione da parte di Verdi per il ruolo dell'orchestra e il tentativo di smussare la netta distinzione tra arie e recitativi, in una vicenda drammatica complessa. Quattro anni dopo, con l' "Aida" - composta per il Pascià d'Egitto su libretto di Antonio Ghislanzoni, rappresentata per la prima volta al Teatro dell'Opera de Il Cairo - ebbe inizio la stagione più matura del compositore, che qui dette ampio spazio alla spettacolarità, rinnovando il tema ormai classico del conflitto tra ragioni individuali e politiche.In "Otello", presentato alla Scala nel 1887, su libretto d'Arrigo Boito, la contrapposizione diventa quella tra la pura astrazione del bene, incarnata da Desdemona, ed il male assoluto rappresentato da Jago, in una forma musicale che tende al flusso continuo, ben lontana dalla schematicità delle composizioni del primo Verdi.Ancora con la collaborazione di Boito, Verdi compone il "Falstaff", unica opera buffa della maturità, rappresentata alla Scala nel 1893, che supera definitivamente la frattura tra aria e recitativo con l'unità della melodia, costruita su giochi di simmetrie.Le ultime fatiche del compositore furono dedicate ai pezzi sacri "Stabat Mater", "Te Deum", "Ave Maria" - in cui lo spirito del trascendentale si lega ad una visione pessimistica della vita - e alla fondazione di una casa di riposo per musicisti anziani a Milano, dove fu trasferita la sua tomba, in seguito alla morte sopraggiunta il 27 gennaio 1901.
(Fonte: ItalicaRai)
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