Nel 1833 la famiglia si trasferisce, per ragioni di lavoro del patrigno, a Lione. Su suggerimento di Auspick, Charles entra nel Collegio Reale di Lione.
Finita la scuola, Charles è indeciso nelle scelte per il suo futuro e insofferente alle prospettive cui medita il patrigno. Ha una grande passione per la letteratura, conosce artisti e scrittori, assapora lo stile di vita bohémien e, nell’arco di poco tempo, accumula debiti. È anche il periodo in cui inizia a frequentare gli ambienti della prostituzione. Nel 1840 ha una relazione con una giovane prostituta ebrea, Sarah. L’anno seguente, nel tentativo di toglierlo dai cattivi ambienti che frequenta e dallo stile di vita dissoluto, la famiglia decide di imbarcarlo sulla Paquebot des Mers du Sud, una nave diretta a Calcutta. Charles parte. Fa scalo prima sull’isola di Bourbon e poi su quella di Maurice. Non intende però concludere il viaggio. Il 4 novembre si imbarca sulla Alcide e torna in Francia. Nasce in lui, conseguenza del viaggio, la passione per l’esotismo, che si rifletterà nella sua più famosa opera: “I fiori del male”.
Charles è oramai maggiorenne. L’eredità paterna gli permette di vivere da bohemien e coltivare la sua passione letteraria. Inizia a scrivere “I fiori del male”, si afferma come critico d’arte e giornalista.
Nel 1842 si avvicina al poeta e scrittore Théophile Gautier (al quale dedicherà “I fiori del male”), e a Jeanne Duval, ballerina e attrice teatrale, di origini haitiane, africane e francesi, che sarà per anni sua amante e musa.
Charles vive in un lussuoso appartamento dell’Hotel de Pimodan, sull’isola di Saint-Louis. Nello studio troneggia un suo ritratto, opera di Pierre Dufay. Non ha ancora pubblicato alcuna opera, ma è già noto nei circoli letterari, proprio per il suo stile di vita. Si circonda di libri e opere d’arte, spende tanto da intaccare il patrimonio paterno al punto che la madre, consigliata dal patrigno, fa interdire il figlio e affida il suo patrimonio a un notaio.
Nel frattempo, Charles, frequenta il Club des Hashischins, il circolo in cui letterati e intellettuali sperimentano gli effetti delle droghe, fra le quali capeggia l’hashish. Oltre a Charles, si contano nomi come Jacques-Joseph Moreau, Théophile Gautier, Gérard de Nerval, Eugène Delacroix ed Alexandre Dumas, padre.
Sono gli anni in cui conosce Balzac e continua a lavorare a “I fiori del male”. La prima pubblicazione è datata 1845: la recensione critica del Salon. Collabora con vari giornali con articoli e saggi, guadagnandosi attenzione e consensi. I successi personali si scontrano con la sua vita: sempre più indebitato, e senza aspettative per il futuro, tenta il suicidio. Il tentativo fallisce. La madre, nonostante le richieste Charles, non va nemmeno a trovarlo, forse per ordine di Auspick.
Nel 1846 Baudelaire si occupa ancora del Salon, collaborando con riviste e giornali. La sua fama cresce, soprattutto perché in quest'opera si fa sostenitore del Romanticismo e di Delacroix. esordisce come poeta con l'opera “A una signora creola”. L’anno seguente pubblica la sua unica novella, “La Fanfarlo”.
Nel 1848 partecipa ai moti rivoluzionari parigini, sale sulle barricate insurrezionaliste, spinto dalla foga del momento e dalla situazione storico-sociale parigina.
La sua vita procede all’insegna dell’insicurezza. Debiti, traslochi, lavori saltuari e salute precaria.
Affascinato dagli scritti di Edgar Allan Poe, dedica allo scrittore diversi articoli e personali traduzioni in francese che verranno pubblicate, con discreto successo, su Le Pays.
Nella primavera del 1857 esce “I fiori del male”. È uno scandalo. Il pubblico è sconcertato. “Le Figaro” attacca violentemente l’opera del poeta. Baudelaire viene accusato di offendere la morale pubblica e il buon costume. “I fiori del male” finisce sotto sequestro. Charles e l’editore vengono processati e condannati. Baudelaire deve pagare una multa di 300 franche ed eliminare 6 poesie considerate “oscene”.
La sua salute si fa sempre più cagionevole, per lo stress delle condizioni economiche in cui versa. Il patrigno è oramai morto da tempo, le tensioni fra madre e figlio si allentano e Charles, torna a vivere, per qualche tempo, nella casa materna, a Honfleur. Charles ritrova un po’ di pace, e ne trae beneficio la sua creatività. È qui, che nasce il poema “Le voyage”.
Nel 1860, viene colto dalla prima crisi cerebrale. Le difficoltà economiche lo portano sempre più verso il baratro.
Nel 1861 Baudelaire pubblica una nuova edizione de “I fiori del male”, aggiungendo 35 poesie inedite. Poco dopo il suo editore finisce in bancarotta. La sua mente è sempre più sconvolta, tenta nuovamente il suicidio.
Intanto continua la sua relazione con Jeanne Duval, fra alti e bassi. Lei, cieca e sofferente a causa della sifilide, muore nel 1862 a Parigi, assistita fino alla fine da Charles. A questo dolore si aggiunge la perdita, nello stesso anno, del fratellastro di Charles.
Nel 1864, dopo il tentativo, fallito, di farsi ammettere all'Acadèmie francaise, lascia Parigi e si reca a Bruxelles. La permanenza nella città belga non cambia la sua difficoltà di rapporti con la società borghese. Ritroviamo i sentimenti di questo periodo in “Il mio cuore messo a nudo”, “Amenità belgiche” e in “Razzi”, opere che rimarranno solo abbozzate. A queste si aggiungono i “Diari intimi”, ultimi lavori del poeta. in questo marasma emotivo, la sua dipendenza alle droghe è sempre più forte. Fuma oppio e fa uso smodato di alcolici.
Nel 1866 dà alle stampe la raccolta “Les Épaves”, in cui vengono inserite le poesie che le autorità avevano costretto a eliminare dalla prima edizione de “I fiori del male”.
Sono anche gli anni in cui traduce varie opere, fra le quali “Le confessioni di un mangiatore d'oppio” di Thomas de Quincey, “Storia di Arthur Gordon Pym” di Poe e alcuni scritti di Hoffmann. Completa “Lo spleen di Parigi”, altro suo capolavoro. Scrive una serie di recensioni e di critiche artistiche dal titolo “Exposition universelle” pubblicata su Le Pays; continua a collaborare con alcuni giornali con recensioni e critiche letterarie sulle opere di alcuni suoi conoscenti ed amici, tra cui Flaubert e Gautier. E poi ancora, “Poètes francais”, “I paradisi artificiali”.
Nello stesso anno, a Namur, mentre è in visita alla chiesa di Saint-Loup, viene colpito da ictus, emiplegia e afasia. Rimase paralizzato nel lato destro del corpo; riportato a Parigi, con la sifilide arrivata ormai all'ultimo stadio, nella casa di cura del dottor Duval, cerca ancora sollievo nelle droghe e nell'alcol.
Il 31 agosto 1867, dopo una straziante agonia, muore tra le braccia della madre, a soli 46 anni. Venne sepolto a Parigi nel cimitero di Montparnasse nella tomba di famiglia, senza alcun particolare epitaffio, insieme al padre adottivo, ed in seguito alla madre.