A chi si domandasse perché, dopo i giorni sereni e gioiosi delle Feste più lunghe dell’anno, ci si debba quasi subito occupare di quel periodo storico così cupo e inquietante che riduttivamente porta il nome di Shoah, ci sono molti modi di rispondere.
Si possono inanellare i fatti, raccontare di quel 27 gennaio 1945 ad Auschwitz-Birkenau, [ecco la ragione della data] quando l’Armata sovietica irruppe in un Campo ormai abbandonato, gran parte dei prigionieri evacuati con le tragiche marce della morte, condotti verso la Germania dove gran parte di essi non sarebbe mai arrivata, eppure salvando il nostro Primo Levi, rimasto lì, “opportunamente ammalatosi” come afferma lui stesso, e non in grado di partire.
Si potrebbe parlare delle classificazioni grossolane dei vari tipi di deportazione, dal lavoro coatto all’internamento militare alla deportazione politica e civile, allo sterminio, o meglio, al tentativo di sterminio degli ebrei, dei rom, dei sinti, dei diversi per fede religiosa, comportamento, condizioni fisiche o psichiche.
Si potrebbe raccontare che l’ultimo Campo ad essere liberato fu Mauthausen, il 5 maggio, o meglio il suo sottocampo Ebensee, il 6 maggio, ben ben dopo quel 27 gennaio dunque, e di come in ogni caso la Liberazione non per tutti abbia significato la salvezza.
Oppure che La Shoah non ha termini di paragone con nient'altro, la Shoah è stata una vera svolta nella storia dell’umanità, che nessuna guerra e nessun altro genocidio possiede le sue caratteristiche, che in nessun luogo ed in nessun tempo, mai nella storia, è accaduto che un così articolato apparato criminale concepisse, pianificasse e realizzasse una eliminazione sistematica e su vasta scala di esseri umani: l'individuazione, la progressiva segregazione e ghettizzazione, la deportazione, i carri bestiame, il Lager, la spersonalizzazione, la vessazione, la tortura, l'annullamento completo di ogni diritto, lo status di pezzo da lavoro da sfruttare fino all’ultimo e poi farne sparire anche i resti.
E tutto questo per motivi di appartenenza a una presunta razza, per una disabilità, per una scelta comportamentale, una fede, non perché c'erano contese territoriali o conflitti.
Il giorno della memoria è un giorno importante comunque vogliamo impiegarlo, se per partecipare a dibattiti ed incontri, alla visione di film e documentari, all'accrescimento della nostra conoscenza e coscienza o al semplice ed intimo ricordo personale.
Per non dimenticare certo, ma anche per capire, per conoscere meglio e di più.
Perché è più facile non dimenticare quando si è veramente consapevoli.
Ecco la risposta alla domanda: il giorno della memoria oltre che il giorno del sapere, della conoscenza, deve essere soprattutto quello della coscienza, un'occasione per essere tutti sempre più consapevoli della drammaticità di questa tragedia e di conseguenza pienamente partecipi del cogliere nel presente ogni germe che potrebbe rigenerarla, non necessariamente nella forma già conosciuta, ma in ogni forma sottintenda uno sfruttamento o una violenza di un uomo su un altro uomo, tutti nati da donna.
PRIMAROSA PIA
Primarosa Pia ANED Genova e ANED Torino
figlia del superstite Natale Pia kz 115658 Mauthausen-Gusen
e nipote di Vittorio Benzi kz 115373 morto di fame e fatica a Mauthausen-Gusen a 17 anni,
Biagio Benzi kz 43493 superstite di Flossenbürg e Giovanni Benzi, kz 7332 superstite di Bolzano,
tutti partigiani vittime del rastrellamento avvenuto nella zona di Nizza Monferrato il 3 dicembre 1944.
Primarosa Pia ha frequentato il corso: Insegnare la Shoah presso
The International School for Holocaust Studies di Yad Vashem, a Gerusalemme.
http://www.yadvashem.org.il/
moderatrice mailing list Deportazione mai piu https://groups.google.com/group/deportatimaipiu?hl=it