Depurata dagli ebrei e dall’influenza giudaica sull’“intellettualismo esagerato”, la Germania di Hitler si trasforma, dopo il 1933, in un deserto culturale. Pochissimi intellettuali, che inizialmente manifestano simpatia per il nuovo regime, rimangono in Germania. Quando però si smorzerà il la loro iniziale simpatia per il nazismo, assumeranno un atteggiamento di neutralità, fingendo di non vedere e capire ciò che accade intorno a loro. Alcuni se ne andranno dalla Germania, per propria decisione, altri per costrizione (Eintein e Freud, per esempio). Sarà, quella del 1033, la più imponente diaspora intellettuale, che la storia moderna possa raccontare.
«Studenti, uomini e donne tedesche, l'era dell'esagerato intellettualismo ebraico è giunto alla fine. Il trionfo della rivoluzione tedesca ha chiarito quale sia la strada della Germania e il futuro uomo tedesco non sarà un uomo di libri, ma piuttosto un uomo di carattere ed è in tale prospettiva e con tale scopo che vogliamo educarvi. Vogliamo educare i giovani ad avere il coraggio di guardare direttamente gli occhi impietosi della vita. Vogliamo educare i giovani a ripudiare la paura della morte allo scopo di condurli a rispettare la morte. Questa è la missione del giovane e pertanto fate bene, in quest'ora solenne, a gettare nelle fiamme la spazzatura intellettuale del passato. È un'impresa forte, grande e simbolica, un'impresa che proverà al mondo intero che le basi intellettuali della repubblica di Novembre si sono sgretolate, ma anche che dalle loro rovine sorgerà vittorioso il padrone di un nuovo spirito». (Discorso elogiativo che il ministro della propaganda Goebbels rivolge ai giovani studenti nazisti che "spontaneamente" hanno dato l'assalto a biblioteche pubbliche e private per raccogliere i libri da bruciare.) 10 maggio 1933, Goebbels lancia la sua campagna propagandistica contro i libri "non tedeschi" e contro la cosiddetta "arte degenerata". È un atto senza precedenti, che fa capire il livello di abiezione della vita politica e culturale tedesca con l'ascesa del regime nazista. Ciò che vuole Goebbels è rimuovere tutte le testimonianze delle «basi intellettuali della Repubblica di Novembre», eliminando fisicamente tutti i lavori degli intellettuali tedeschi del XIX e del XX secolo che avevano segnato il via della moderna cultura europea. Nei roghi finiscono migliaia di opere letterarie e artistiche di autori responsabili di aver corrotto e giudaizzato la "cultura tedesca pura”. Ardono opere di autori come Heinrich Heine e Karl Marx, ma l’accanimento è principalmente rivolto contro i grandi intellettuali del periodo weimariano, come gli scrittori Thomas Mann, Heinrich Mann, Bertolt Brecht, Alfred Döblin, Joseph Roth, i filosofi Ernst Cassirer, Georg Simmel, Theodor W. Adorno, Walter Benjamin, Herbert Marcuse, Max Horkheimer, Ernst Bloch, Ludwig Wittgenstein, Max Scheler, Hannah Arendt, Edith Stein, Edmund Husserl, Max Weber, Erich Fromm, Martin Buber, Karl Löwith, l'architetto Walter Gropius, i pittori Paul Klee, Wassili Kandinsky e Piet Mondrian, gli scienziati Albert Einstein e Sigmund Freud, i musicisti Arnold Schönberg e Alban Berg, i registi cinematografici Georg Pabst, Fritz Lang e Franz Murnau e centinaia di altri artisti e pensatori che avevano gettato le basi intellettuali dell'intera cultura del Novecento.
Depurata dagli ebrei e dall’influenza giudaica sull’“intellettualismo esagerato”, la Germania di Hitler si trasforma, dopo il 1933, in un deserto culturale. Pochissimi intellettuali, che inizialmente manifestano simpatia per il nuovo regime, rimangono in Germania. Quando però si smorzerà il la loro iniziale simpatia per il nazismo, assumeranno un atteggiamento di neutralità, fingendo di non vedere e capire ciò che accade intorno a loro. Alcuni se ne andranno dalla Germania, per propria decisione, altri per costrizione (Eintein e Freud, per esempio). Sarà, quella del 1033, la più imponente diaspora intellettuale, che la storia moderna possa raccontare.
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